La sua famiglia è una delle più importanti del paese, di alto livello culturale, e gode ovunque di profonda stima e di disponibilità economiche superiori alla media. Zaccaria è il primo di tre fratelli. Mentre studia al politecnico di Torino, viene chiamato alle armi e spedito, come ufficiale, in prima linea, nella Prima guerra mondiale.
Dopo tredici mesi di fronte, Zaccaria torna a Marino e il suo parroco lo nomina presidente del circolo di Azione Cattolica. Tornato a Torino, si iscrive alla FUCI, all’AC; è tra i primi membri del partito popolare; svolge attività di sindacato, partecipa alle riunioni di fabbrica; ed è tra i soci più assidui della conferenza di San Vincenzo.
Dai circoli dell’Azione Cattolica, Zaccaria passa in modo naturale all’Istituto secolare dei “Discepoli di Gesù”. La scelta dell’Azione Cattolica è per lui radicale: diventa Delegato Nazionale Aspiranti nel 1927, incarico che ricopre fino al 1943. Per la sua fedeltà alla dottrina sociale della Chiesa, viene considerato un ribelle e un eversivo dal regime fascista: l’8 dicembre 1926 viene condannato a 5 anni di confino.
Nel 1944, subito dopo la liberazione, il Governo Militare Alleato lo nomina sindaco, per il suo impegno a favore degli sfollati, degli indigenti, dei feriti e dei diseredati. “L’ingegner sorriso” si impegna senza risparmiarsi nell’opera di ricostruzione. Poi, la Democrazia Cristiana gli propone la candidatura a Senatore ed egli viene eletto.
Per sei volte è Presidente diocesano dell’ACI.
La sua spiritualità è legata alla doppia fedeltà a Dio e all’uomo, alla contemplazione silenziosa e all’apostolato più intenso.