La sua famiglia è cattolica praticante e aperta alle necessità dei poveri, essendo anche agiata.
Da piccolo, Lolo si ferma spesso a contemplare il cielo con tutte le sue stelle. Ama molto lo sport. Si iscrive al circolo di AC nel 1931, a 11 anni. “Preghiera, studio e azione” diventano il suo programma di vita.
Desidera “divorare” apostolicamente il mondo. Ripete che «L’AC è tutto per lui». Frequentando il centro dei giovani AC di Linares, impara ad amare la Vergine Maria. Su di Lei scriverà pagine piene di tenerezza e amore. Soprattutto, coltiva il suo fervore per l’Eucaristia. Nel periodo dell’adolescenza, diventa un nuovo san Tarciso perché porta con sé l’Eucaristia clandestinamente durante la guerra civile.
A meno di vent’anni, pubblica il suo primo articolo sulla rivista dell’AC di Linares, «Cruzada». Conosce bene i rischi dell’essere cattolico durante la guerra. Infatti, il 13 febbraio 1938, viene arrestato con altri suoi familiari. In prigione, passa la notte intera del Giovedì Santo adorando il Signore nel Santissimo sacramento nascosto in un mazzo di fiori.
A 22 anni si ammala di paralisi progressiva, che lo costringe a vivere su una sedia a rotelle. La sua invalidità diviene totale. Negli ultimi nove anni, perde anche la vista. Viene definito “sacramento del Dolore”. Conserva, comunque, una gioia interiore che si manifesta in un’allegria che contagia quanti lo avvicinano. Il suo segreto è l’Eucaristia: quando diviene paralitico, sul balcone della sua casa, situato proprio di fronte alla parrocchia di Santa Maria di Linares, dove è stato battezzato e dove ora riposano i suoi resti mortali, ripete: «Adesso faccia a faccia con il tabernacolo, mi metto a scrivere un paragrafo».
L’Eucaristia è per Lolo la forza nella debolezza e l’allegria nel dolore, sia per la Chiesa, sia nella vita di ogni cristiano. Ammalato, usa la radio e i libri come strumenti di evangelizzazione e fonda un’opera pia: Sinai, cioè un gruppo di preghiera per la stampa che egli sostiene attraverso la rivista mensile che scrive per loro.
Gli associati sono come Mosè che prega con le braccia aperte sul Sinai per aiutare Israele, ossia per offrire un aiuto di preghiera ai giornalisti. Per questi ultimi scrive una preghiera e il “Decalogo dei giornalisti”. Sa parlare di tutto dal punto di vista della dottrina della Chiesa: miniere, urbanismo; scuola, agricoltura, cronaca della città, evoluzione dell’universo…
Di lui ci restano 9 libri di spiritualità, diari, saggi, una novella autobiografica e centinaia di articoli sulla stampa nazionale e provinciale. Segue le vicende della Chiesa che celebra il Concilio Ecumenico Vaticano II.
Muore recitando l’Ave Maria.
È stato proclamato beato da Mons. Angelo Amato, rappresentante del Papa Benedetto XVI, il 12 giugno 2010 a Jaén (Spagna).