Nasce in una famiglia liberale a Banja Luka, nella Bosnia occupata dall’Austria-Ungheria, in una famiglia liberale; compie gli studi medi nell’ambiente multi-etnico e multireligioso della città natale, terminandoli nei giorni in cui a Sarajevo veniva ucciso il principe ereditario Francesco Ferdinando (28 giugno 1914).
Per volontà dei genitori, entra nell’Accademia militare di Wiener Neustadt, che abbandona dopo tre mesi, per la corruzione dell’ambiente. Studia a Vienna. Nel 1916 è arruolato nell’esercito e inviato al fronte. Dalla guerra esce rafforzato nello spirito. Nel 1919 e nel 1920 è di nuovo a Vienna, studente della Facoltà di filosofia. Nell’ottobre del 1920 parte per Parigi, dove frequenta lezioni alla Sorbona e all'”Institut Catholique”. Si laurea e insegna lingua e letteratura francese e tedesca. Fino alla morte è professore al Ginnasio arcivescovile di Zagabria.
Si fa promotore, da laico con un’ottima preparazione, del movimento liturgico, e si impegna sempre più per il Movimento cattolico croato. A Zagabria, egli trasferisce nel movimento giovanile delle Aquile – per il quale sul letto di morte offre anche la propria vita – i principi dell’Azione Cattolica di cui è definito “pioniere”, in obbedienza all’invito di Pio XI di formare apostoli del “rinnovamento di tutte le cose in Cristo”.
È un eccellente educatore della gioventù. Di lui ci resta un interessante diario che svela la sua vita di fede durante la leva militare, al fronte e durante gli studi universitari. Riflette sull’amore, sul dolore e sulla morte, illuminato da una fede profonda e in ricerca.
La Chiesa, l’Eucaristia, il Papa sono i tre amori che egli cerca di trasmettere alla gioventù cattolica croata con tutte le forze. Muore a soli 32 anni, lasciando l’esempio di un uomo che vive, combatte e soffre per il Regno di Dio.
Ivan Merz si può definire un “santo europeo”, vicino al mondo germanico, latino e slavo. I suoi resti mortali si trovano nella Basilica del Sacro Cuore, a Zagabria.
È stato beatificato da Giovanni Paolo II, il 22 giugno 2003 a Banja Luka (Bosnia e Erzegovina).