Il “cattolicesimo” in Cina e il suo bisogno di libertà non sarebbero temi oggi dibattuti, se non ci fosse stato chi ha effettivamente «fondato» la “Chiesa Cattolica” nel più grande Paese asiatico.
Grande merito in questo, va dato a Celso Costantini, primo “delegato apostolico” tra gli eredi del “Celeste Impero”. Da Segretario della Congregazione di “Propaganda Fide” per 18 anni e poi da Cardinale «cancelliere», Costantini divenne il massimo “stratega” della «decolonizzazione» religiosa, che favorì quella politica, sociale ed economica, impostasi nello scenario internazionale intorno al 1960. A cinquant’anni dalla sua morte, avvenuta a Roma il 17 Ottobre 1958, la figura del “porporato” friulano non ha perso la sua importanza. Di ciò è consapevole la Diocesi di Concordia-Pordenone, fiera di avere avuto in lui uno tra i figli più illustri della sua storia quasi “bimillenaria”.
“Pastore” fra le “macerie” della guerra
Celso Costantini nacque a Castions di Zoppola (Pordenone) nel 1876 e fu ordinato sacerdote della Chiesa particolare allora denominata dall’antica “Concordia”, dove egli svolse le funzioni di parroco per tre “lustri” e fu consacrato Vescovo nel 1921.
Nel frattempo si era abbattuto il “Ciclone” della “Prima Guerra Mondiale”, che spostò Don Costantini ad Aquileia, quale “conservatore” della “Basilica”, in considerazione della sua sensibilità artistica, che lo aveva portato a fondare nel 1912 a Milano la «Società degli amici dell’arte cristiana» e poi la rivista «Arte cristiana», esistente tutt’ora. La “disfatta” di Caporetto lo catapultò oltre il Piave, nel ruolo di “cappellano militare”, ma la vittoria del 1918 gli permise di ritornare nella sua Diocesi, dove divenne “vicario generale”.
Nella nuova veste, Costantini si fece protagonista della ricostruzione morale e materiale “post-bellica”; si adoperò per superare le divisioni tra il clero e nella popolazione; fondò una struttura per i «figli della guerra», strappandoli alla “condanna a morte” mediante l’aborto, perché generati in modo illegittimo durante le “campagne militari”. La nomina di Costantini ad “amministratore apostolico” di Fiume in Croazia, all’epoca dell’occupazione della città da parte di Gabriele d’Annunzio, lo vide impegnato a scongiurare un disastroso “bagno di sangue” tra i residenti.
Apostolo della «plantatio Ecclesiae»
La stima di Pio XI lo volle suo rappresentante in Cina, nel difficile compito di aprire la “delegazione apostolica” a Pechino. Nel Paese asiatico Costantini operò la “plantatio Ecclesiae”, poiché fino ad allora i fedeli erano affidati alla cura di Missionari “esteri”, protetti dalle potenze “coloniali” europee. La sua strategia si concretizzò nelle seguenti realizzazioni: nel 1924 presiedette il primo “Concilio plenario cinese” a Shanghai, che decretò la grande svolta; nel 1926 presentò a Pio XI i primi Vescovi cinesi per la loro “ordinazione”; nel 1927 fondò la “Congregatio Discipulorum Domini”, il primo “istituto di vita consacrata” sorto in Cina; nel 1928 fondò l'”Azione Cattolica” a Pechino; nello stesso anno eresse l'”Università Cattolica FuRen”; fece sì che l’arte sacra si esprimesse con i canoni del patrimonio culturale “indigeno”. La «decolonizzazione» venne da lui tenacemente perseguita anche per gli altri Paesi del mondo, nel suo incarico di Segretario della Congregazione di “Propaganda Fide” dal 1935 al 1953.
Precursore del “Vaticano II”
La genialità di Costantini emerge pure dalla sua proposta a Pio XII di convocare un “Concilio” per riformare la Chiesa. Egli puntava a internazionalizzare la “Curia romana”, a innovare la liturgia con l’adozione delle lingue correnti, a favorire il “decentramento” della potestà della Santa Sede, a migliorare i rapporti con i “protestanti” e a promuovere un “modello missionario” in tutto il popolo di Dio.
Queste idee “pionieristiche” furono pienamente accolte dal “Vaticano II”, indetto da Giovanni XXIII, alla cui elezione, tuttavia, il Cardinale Costantini non poté partecipare, poiché morì improvvisamente alla vigilia del “Conclave” del 1958. A mezzo secolo dalla sua scomparsa, un “comitato promotore” presieduto dal Vescovo di Concordia-Pordenone, Ovidio Poletto, ha stilato un programma di eventi, per onorare una nobile figura di “pastore’ e di “profeta”, che “trascende” gli orizzonti locali per proiettarsi in uno scenario internazionale.
Bruno Fabio Pighin
“Avvenire”, 16/10/’08
Dal sito atma-o-jibon.org