Fondazione Azione Cattolica Scuola di Santità
CATHOLIC ACTION SCHOOL OF SANCTITY FOUNDATION
FUNDACIÓN ACCIÓN CATÓLICA ESCUELA DE SANTIDAD
Pio XI
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Pio XI

Monsignor Conforti e la sua città

«In particolare, nella Lettera Pastorale del 20 gennaio del 1921 sull’Azione Cattolica affermava che “noi (…) non possiamo fare niente di più accetto a Dio quanto a sovvenire a coloro che versano nel bisogno (…). Dopo il santo tabernacolo in cui abita,Gesù Cristo non è altrove presente quanto in coloro che soffrono”3. Insistenti furono i suoi appelli all’azione sociale dei cattolici, nella consapevolezza che la via per la promozione delle masse popolari passava anche attraverso la politica e non solo attraverso l’azione caritativa. La forte sollecitazione all’impegno sociale dei credenti muoveva dalla stessa preoccupazione di fondo. (…)La linea del vescovo emerge con chiarezza dalla lettera pastorale del 15 febbraio 1919 su “Azione cattolica e azione sociale”, pubblicata all’indomani della fondazione del Partito Popolare ad opera di Luigi Sturzo. Convinto della necessità che “nella famiglia e nella nostra civile convivenza siano ristabiliti lo spirito e il regno di Gesù Cristo”, Conforti esortava il clero e il laicato credente a “prendere parte attiva all’azione sociale cattolica” allo scopo di “procurare il bene economico degli umili e dei deboli nell’esercizio di giustizia e di carità cristiana”: un’azione sociale, dunque, finalizzata essenzialmente ad “andare in aiuto al popolo”, quel popolo di cui Conforti intendeva condividere sino in fondo la sorte. Ma proprio la costituzione del Partito Popolare era salutata dal vescovo Conforti anche come un momento di chiarificazione dell’impegno politico e sociale dei cattolici: quella che era stata a lungo, inevitabilmente, un’azione sociale indifferenziata poteva oramai meglio definirsi nei due diversi ambiti del sociale e del caritativo (compito che continuava a rimanere affidato alla Chiesa come comunità e ai laici cattolici in quanto credenti) e, più propriamente, del politico. “Richiamo l’attenzione vostra – scriveva fra l’altro il vescovo – sopra di un fatto importante che ha indotta una modificazione non lieve nel movimento cattolico, limitando l’ambito della sua attività. E, come bene avete compreso, io intendo alludere alla costituzione del Partito Popolare Italiano, a cui tutti possono partecipare e che ha determinato il distacco dall’Unione Elettorale cattolica dal fascio delle altre Unioni. A queste d’ora innanzi dovrà rimanere un compito esclusivamente religioso e morale, voluto dalla Santa Sede per la restaurazione cristiana del popolo, mentre a quella è riservata un’azione esclusivamente politica, indipendente affatto dall’azione cattolica… Restano quindi per l’avvenire ben determinati i campi e le responsabilità dell’uno e dell’altro ente aventi finalità diverse”.

Se non mancava dunque un aperto incoraggiamento al neonato partito di ispirazione cristiana, chiara e nitida era tuttavia la distinzione fra azione religiosa e azione politica, in un rapporto che negli anni successivi non sarebbe stato né semplice né facile, ma che contribuiva a fare compiere ai cattolici parmensi il necessario salto di qualità da un generico impegno sociale ad una più chiara distinzione fra azione cattolica e azione politica. In questo senso il magistero di Conforti confermava la sua attenzione di fondo ai problemi della città, ma con la costante preoccupazione di non compromettere la Chiesa nelle vicende partitiche. (…)

La “scelta religiosa” che il mondo cattolico, a poco a poco e non senza difficoltà, avrebbe compiuto negli anni del Concilio Vaticano II, era stata anticipata da un’azione pastorale come quella di Conforti che, senza indulgere ad astratti spiritualismi, era stata sempre caratterizzata dalla convinzione che missione della Chiesa era annunziare il Vangelo e non rivendicare antistoriche egemonie sulla città. I grandi orizzonti della missione universale della Chiesa concorrevano così, nell’animo del Conforti, ad esorcizzare ogni tentazione neotemporalistica».

Da: Giorgio Campanini, Monsignor Conforti e la sua città, pp. 223-227.

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